Questa storiella della piccola frazione di S.Pietro di Legnago non è ancora stata dimenticata dai suoi abitanti e neppure da tutti coloro che per anni si sono prodigati per il recupero e restauro della chiesetta romanica di San Salvaro, alla quale si deve appunto tutta questa vicenda.
“Alla fine del secolo, c’era un pretino a S.Pietro, un curato pieno di vita e di idee, appassionato delle cose vecchie e della antica chiesetta di S.Salvaro… uomo di grande ingegno e di spirito profondo, pensò di far sorgere dalle paludi una bella chiesetta tutta nuova, di stile romanico. Ma da qualche tempo si verificavano furti continui di trifoglio in un prato della fattoria Treves. Il sacerdote avendo avuto sentore della cosa studiò col fattore il modo per far cessare quelle indebite appropriazioni. E, come si suol dire, unì l’utile al dilettevole. Fece spargere la voce che un coccodrillo si avventurava minaccioso in quel prato e per salvare le apparenze predispose un servizio di vigilanza notturno. La gente accorreva numerosa da ogni parte per cercare di vedere la rarità.
Una bella sera, echeggiarono quattro colpi di fucile e la mattina dopo era sulla bocca di tutti che il coccodrillo era stato ucciso e che sarebbe stato esposto in una oscura bottega di un pittore del “borgo del Lotto”, dove tutti avrebbero potuto vederlo pagando la tenue moneta di due soldi….Da tutti i paesi della zona fu un andirivieni di persone incuriosite dalla eccezionalità della cattura. Tutte intanto versarono il contributo d’ingresso. Ma che delusione quando il tarlo tradì l’origine del coccodrillo venuto non dal prato delle ‘storte’ in valle, ma dal museo di scienze naturali di Verona. Però non tolse che il garbato burlone raccogliesse, per la sua cristiana iniziativa, denaro e lodi…Don Trecca raccolse anche la somma che servì per i restauri del tempio di San Salvaro. Agli abitanti di S.Pietro di Legnago rimase l’appellativo di ‘quelli del coccodrillo!”